Invertebrati Insetti Mammiferi Artiodattili Carnivori Cetacei Folidoti Insettivori Iracoidei Lemuri Marsupiali Monotremi Perissodattili Pinnipedi Proboscidati Rosicanti Scimmie Sdentati Sirenidi Tubulidentati Volitanti Uccelli Brevipenni Cantatori Coracirostri Fissirostri Giratori Gralle Lamellirostri Levirostri Longipenni Pappagalli Passeracei Razzolatori Ronzatori Steganopodi Urinatori Rampicanti Rapaci Mammiferi Sdendati Introduzione Bradipi Uano (Choloepus didactylus) Bradipo Tridattilo o Ai (Bradypus tridactylus) Dasipodi VITA DEGLI ANIMALI - MAMMIFERI - SDENTATIINTRODUZIONERiuniamo in questa schiera con valore di ordine un piccolo numero di animali notevolissimi di non facile classificazione.La maggior parte dei naturalisti li considera un ordine di mammiferi rosicanti. Non è detto che essi abbiano completamente ragione; quello che è certo è che i Tardigradi o Sdentati sono diversi da tutti gli altri mammiferi; perciò non se ne può dare assolutamente una classificazione. Tra le diverse famiglie, grandi sono le differenze dei caratteri generali: il solo dato che li accomuna è la quasi totale mancanza di denti. Fra gli Sdentati si trovano dei mammiferi che non presentano neppure la traccia di un dente; altri, che invece hanno denti, mancano degli incisivi e dei canini e non hanno che molari. Possiedono alcuni denti, che, essendo piantati nella mandibola potrebbero essere considerati come canini, senonchè nella forma e nella struttura si accordano perfettamente con i molari. In alcuni casi gli Sdentati presentano dei canini che si distinguono dai molari soltanto per la loro maggiore lunghezza e i molari hanno una forma cilindrica o prismatica; sono di avorio e di cemento senza smalto; in una famiglia si trovano corpi fibrosi o cartilaginosi, posati sull'osso della mandibola. Il numero dei denti varia tra due e ventisei per fila. In questi animali, privi, o quasi, di denti, le unghie sono sviluppate moltissimo. Le dita, non del tutto libere, hanno delle unghie che circondano l'estremità del dito e sono ben distinte dagli artigli; esse possono essere lunghe, ricurve, schiacciate lateralmente, oppure corte, sottili, adatte all'arrampicare e allo scavare. Questi i caratteri generali; nel resto del corpo la varietà tra famiglie è maggiore di quella che esiste fra tutti gli altri mammiferi presi insieme. In alcuni la testa è accorciata, prolungata in altri; in certi esemplari è tanto larga quanto alta, in altri è a forma di cilindro. Alcuni sono privi di coda, mentre in certuni la coda comprende il maggior numero di vertebre: circa 46. Anche lo scheletro presenta caratteri diversi: alla mandibola manca, talora, il mento, oppure questo si presenta come un vero becco di uccello. Le vertebre sacrali sono saldate con il bacino; il numero delle vertebre dorsali è altissimo. La clavicola è doppia; alcune appendici delle ossa delle estremità sono molto sviluppate, mentre le articolazioni delle dita diminuiscono. Tutto lo scheletro sembra indicare, con la sua massiccia robustezza, animali dai movimenti lenti e sgarbati. Quanto al pelame, esso è assai vario: morbido e fitto negli uni, irto e ruvido in altri. Questi sono coperti di aculei, quelli di squame, alcuni, infine, sono avvolti in grandi e fitte corazze. In questi strani animali tutto è strano; persino gli apparati digerenti, il sistema vascolare e l'apparato riproduttivo. Le ghiandole salivari sono assai sviluppate, lo stomaco è diviso come nei ruminanti. Alcune arterie principali del sistema vascolare sono divise in molti minuscoli rami che formano le cosiddette reti mirabili. L'apparato riproduttivo è nascosto nell'intestino retto come negli uccelli. La mole degli Sdentati varia moltissimo ed è andata via via riducendosi attraverso i secoli; gli scheletri fossili hanno le proporzioni di un grosso elefante, mentre gli esemplari viventi hanno spesso la mole di un topo. Questi animali abitano nelle regioni tropicali. Rispetto al modo di vivere e alla alimentazione essi si distinguono molto fra loro. BRADIPIFormano l'unica famiglia di quest'ordine e conservano intatte le caratteristiche dei mammiferi.Sono esseri inferiori, ottusi e tardi. Le membra anteriori sono molto più lunghe di quelle posteriori; i piedi, informi, sono forniti di potenti unghie falciformi; il collo, abbastanza lungo, sorregge un capo tondo, scimmiesco, con una piccola bocca chiusa da labbra piuttosto dure: hanno le orecchie quasi nascoste dal pelame; la coda è un moncone, i piedi si fanno via via lunghi e ruvidi. La struttura della loro colonna vertebrale è assai strana: il collo è formato di nove e anche dieci vertebre; il dorso ne può contare da quattordici a ventiquattro. La dentatura consiste in cinque molari cilindrici per fila, il primo dei quali ha qualche volta la forma di un canino; per lo più quattro denti soltanto si trovano sulla mandibola inferiore. I denti consistono in una materia ossea, rivestita da un sottile strato di smalto; assomigliano più a delle punte cornee che a dei veri denti. Lo stomaco ha la forma di una mezzaluna allungata, divisa in due parti uguali fra le quali passa l'esofago di cui la metà destra è più piccola e attorcigliata, mentre quella sinistra è divisa in tre cavità. Cuore, fegato e milza sono piccolissimi. Le arterie nelle braccia e nelle cosce si riducono in reti meravigliose. Anche la trachea è conformata irregolarmente: talora è talmente lunga da volgersi nella cavità pettorale. Il cervello, piccolo e con scarse circonvoluzioni, attesta le ristrette facoltà intellettuali della schiera. I Bradipi abitano l'America meridionale e popolano le immense foreste. Più queste sono ombrose, oscure, solitarie, più fitte sono le cime degli alberi, più sono ricercate da questi esseri strani. I Bradipi sono animali arboricoli: passano fra gli alberi quasi strisciando da un ramo all'altro. Questi pigri ed ottusi animali hanno un modo di vivere monotono; si arrampicano con una certa sveltezza, se ciò si vuole paragonare al loro modo di camminare. I formidabili unghioni di cui sono forniti permettono loro di sostenersi saldamente ai rami; con il corpo penzoloni all'ingiù, abbrancati ai rami superiori, si spingono comodamente da un ramo all'altro. Spesso trascorrono tutto il giorno e perfino la notte nella più assoluta immobilità e con il corpo sospeso nell'aria. Generalmente, verso sera si animano e si mostrano alquanto più attivi quando debbono mangiare. Il loro cibo consiste in gemme, rampolli teneri e frutta. Si dissetano con la rugiada delle foglie. La loro indolenza si manifesta anche nel modo di comportarsi davanti al nutrimento: infatti, non solo si accontentano di tutto, ma sono capaci di stare giorni e giorni senza mangiare o bere per non stancarsi troppo a cercarlo. Finché possono trovare il loro cibo su di un albero, non si spostano: soltanto quando non vi è più nulla si decidono ad emigrare. Allora scendono lentamente, si abbrancano ad un ramo dell'albero più vicino e vi si stabiliscono. Uno spazio ristrettissimo è loro sufficiente per vivere: con le lunghissime braccia attirano a sé i rami lontani e ne staccano le foglie ed i frutti. Il lungo collo giova loro per mangiare le foglie dei rami attraverso i quali devono passare per muoversi. La grande inferiorità dei loro organi permette loro il lungo digiuno come una grande ingestione di cibo; infatti, quanto più un animale è sviluppato, tanto più procedono regolarmente le sue funzioni. Si dice che i Bradipi scendano talvolta per dissetarsi fino ai fiumi, nonostante sia loro sufficiente la rugiada delle foglie, ma ciò non è stato ancora accertato e d'altra parte contrasta evidentemente con la loro natura pigra. A terra i Bradipi si trovano a disagio. Camminano trascinando il loro goffo corpo e procedono lentamente, muovendo le zampe in circolo; il ventre striscia sul suolo e la testa e il collo si muovono da una parte e dall'altra; le dita dei piedi sono rialzate e le unghie ripiegate all'indietro. Il piede poggia, quindi, con il margine, rendendo lento l'incedere. Sembra che il Bradipo abbia coscienza di questa sua inferiorità sul suolo e, se è sorpreso durante il cammino, drizza il collo e muove in semicircolo un arto anteriore come se volesse ghermire il nemico. Esso è capace di salvarsi dall'acqua, quando vi cade: infatti, drizza il lungo collo e nuota velocemente più di quando procede nell'arrampicarsi. Il nome di tardigrado si deve quindi attribuire all'animale soltanto quando cammina. Si calcola che il Bradipo salga di 2 metri ogni minuto. E' veramente interessante osservare la sua prudenza nell'arrampicarsi: poco fidandosi dei suoi robusti unghioni, esamina prima accuratamente ogni ramo ed ogni sporgenza della corteccia per assicurarsi che tutto sia in ordine. Può aggrapparsi ad un ramo superiore con un piede e se ne lascia penzolare; ma non gli accade mai di distaccare un'estremità prima di aver trovato per essa un altro appoggio sicuro. E' ben difficile riuscire a staccare un bradipo da un ramo. Un indiano che accompagnò Schönburgk racconta che non fu possibile impadronirsi di un bradipo tridattilo sospeso ad un ramo per una sola unghia, finché non gli furono legati i due piedi anteriori, unica sua difesa. Per dormire o per riposare il Bradipo prende lo stesso atteggiamento: così se ne sta giorno e notte senza staccarsi, senza mutar sito. Questo animale risente vivamente l'umidità ed il freddo. Si ripara dalla pioggia, fuggendo sotto il fogliame più folto, con tanta sveltezza quanta gliene permette il suo pigro incedere; nelle giornate piovose sta appeso per giorni interi sempre nello stesso posto. Raramente fa udire la sua voce che assomiglia ad un urlo prolungato, con tono acuto e straziante, ma durante il giorno esso manda soltanto dei profondi sospiri. L'intelligenza di questo animale è assai scarsa; anche i sensi sono quanto mai ottusi e fra essi la vista sembra essere la più imperfetta. L'udito non può essere buono, se si considera che l'orecchio, molto piccolo, è situato nel folto del pelame. L'olfatto non presenta una particolare acutezza. Riguardo alle facoltà intellettuali, come già abbiamo detto, sono limitate ad un istinto naturale e niente altro. I Bradipi non riconoscono altro oggetto se non le foglie che mangiano e gli alberi su cui crescono tali foglie. Non sentono né amore né odio per altri individui della loro stessa specie, né inimicizia per quelli di specie diversa. Non conoscono il timore, ma non hanno coraggio; non sono capaci né di gioia né di malinconia. Questo animale mette alla luce un unico figlio: esso nasce con unghie e dita ben sviluppate e con queste si attacca al collo della madre, che si muove portandoselo dietro così aggrappato. Dapprima sembra che la madre nutra una certa tenerezza verso il piccolo; ma ben presto lo trascura e a malapena gli procura il cibo; permette perfino che le venga strappato dal petto. Essa lo riconosce solo toccandolo. La straordinaria lentezza del Bradipo si manifesta soprattutto quando è maltrattato o ferito. Valenti naturalisti assicurano che esso è il più insensibile dei mammiferi ai maltrattamenti. Spesso resiste per giorni e settimane senza mangiare. Sopporta spaventose ferite con la massima indifferenza. Colpito da una scarica di piombo, è capace di non cambiare neppure posizione. La sua straordinaria capacità vitale si manifesta nella resistenza al terribile «curaro» degli indiani. Infatti, mentre una goccia di questo in una ferita uccide un giaguaro in due o tre minuti, una quantità doppia viene sopportata dal Bradipo per un quarto d'ora. Questo inerme animale non ha molti nemici. Può venire insidiato nella sua vita arboricola da grossi serpenti. Del resto, sull'albero non è facile sopraffarlo e, se viene aggredito stando a terra, si getta coricato sul dorso ed afferra l'avversario con gli unghioni, stringendolo a sé in modo da togliergli la vista, l'udito e la possibilità di muoversi. La forza delle estremità anteriori di questo mammifero è veramente straordinaria: tre uomini non riescono a staccarlo dall'albero cui si aggrappa. Nessuna notizia certa si ha della vita in schiavitù del Bradipo. Buffon narra che il marchese di Montomirail comprò ad Amsterdam un bradipo che si era nutrito di foglie tenere durante l'estate e di viscotto marino nell'inverno. Il marchese lo nutrì di pane, di mele, di radici che il prigioniero infilzava con gli unghioni e si portava alla bocca con le zampe anteriori. Verso sera si mostrava allegro, ma non dimostrava mai di aver imparato a conoscere il proprio custode. E' difficile immaginare creatura più stupida del Bradipo prigioniero: è capace di starsene per giorni e giorni appeso ad un'asta o ad una fune senza cercare neppure di mangiare. Nel mio viaggio per tutti i giardini zoologici di Europa ebbi la fortuna di trovare un bradipo vivo e così ebbi modo di fare alcune osservazioni, sebbene non mi fosse consentito di passare che due sole ore davanti alla sua gabbia. Tuttavia questo tempo fu sufficiente per farmi o apire che non è privo di esagerazione quello che si dice del Bradipo prigioniero; esso non è, infatti, così melanconico e noioso come si afferma. Io, anzi, lo trovai oltremodo interessante. Kees, il bradipo che osservai nel giardino zoologico di Amsterdam, vive già da nove anni in prigionia e chi conosce gli Sdentati sa che lo si può considerare un animale longevo, perché raramente un membro di questa famiglia può raggiungere quell'età. Se si fa una visita di giorno all'animale, si vede nella gabbia una specie di palla che ricorda un mucchio di erba secca, giacché i peli arruffati, nerastri e bigio-bruni del Bradipo, sono disposti in ogni direzione senza alcuna regolarità. Quando Kees si dispone per dormire, china la testa sul petto in modo che l'estremità del suo muso si appoggi all'albero e sia coperta dalle zampe pelose. Le membra sono così intrecciate le une alle altre da non lasciar vedere vuoti. Gli unghioni in genere sono aggruppati intorno al sostegno; ma talvolta Kees circonda con le unghie d'un piede la zampa anteriore, attorcigliandosi in modo strano. Ecco perché si vede nella gabbia una specie di palla pelosa e bisogna ben aguzzare lo sguardo per riconoscere in essa un animale. Però, se il Direttore dello Zoo, o uno degli inservienti, si avvicina e chiama forte: «Kees, Kees!», la palla pelosa si anima con cautela, si scuote; lentamente allunga l'arto anteriore e va a piombare i suoi unghioni in uno dei rami trasversali dell'albero. E' indifferente all'animale che gli unghioni si attacchino nel senso naturale dell'arto o che lo obblighino a contorcersi. La pieghevolezza del gomito e del polso è veramente straordinaria in tutti i Bradipi. Uno dei motivi per cui il Bradipo può appendersi tanto saldamente sta nel fatto che gli unghioni di ciascuna zampa sono volti in direzione opposta a quella delle altre. Può indifferentemente appendersi con il capo all'ingiù o verso l'alto, perché usa le zampe posteriori per sostenersi bene, come quelle anteriori. Kees riesce a grattarsi ogni parte del corpo con una delle zampe inoperose. Nelle ore di ozio apre e chiude gli occhi, sbadiglia e sporge la lingua. Se gli si mostra un pezzo di zucchero, apre la bocca quanto più può, avvicinandosi alle sbarre della gabbia per chiedere che gli venga gettata quella ghiottoneria. Visto di prospetto, l'animale presenta i peli della testa spartiti nel mezzo e dritti dai lati così che assomiglia ad un gufo. Gli occhietti sono assai sporgenti: l'iride è di un bruno chiaro vivace, ma la pupilla piccolissima non dà alcuna espressione all'occhio. Il muso sporge a forma di tronco di cono con le narici all'estremità. Le labbra, sempre umide, sono immobili, come già è stato detto, per la masticazione sono però poco utili. La lingua lunga, sottile, aguzza, può essere assai protesa. Il cibo più gradito per Kees era costituito dal riso e dalle carote cotte. Esso conosceva le ore dei pasti e si preparava ad essere chiamato. Si agitava sgarbatamente prima di entrare in possesso del cibo, ma poi si calmava, tirava a sé la radice, la pigliava con la bocca, poi con gli unghioni la stringeva saldamente e cominciava a staccarne dei grossi pezzi. I denti dei Bradipi spezzano piuttosto che tagliare. Un piccolo piatto di riso e tre carote bastano al nutrimento quotidiano dell'animale. Non appena finito di mangiare, Kees si abbandonava al riposo, si aggomitolava e ripigliava l'atteggiamento di prima. Verso sera acquistava un po' di vivacità e si arrampicava alle sbarre della gabbia. Di notte dormiva per alcune ore e verso il mattino era sempre molto allegro e riprendeva la sua ginnastica. L'utilità dei Bradipi è ben scarsa: la carne ha un odore sgradevole, ripugnante. Con la pelle forte e durevole si confezionano borse e cinte. Naturalmente si troveranno dei Bradipi finché la scure inesorabile dell'uomo risparmierà i magnifici e folti boschi che li ospitano; ma ogni colono delle zone che l'animale abita scaccia con la sua presenza i Bradipi rimasti. Gonzalvo Ferdinando Oviedo dice quanto segue a proposito delle tante dicerie che circolano intorno al Bradipo: «Il Perrillo Ligero è l'animale più pigro che si trovi nel mondo. E' tanto pesante e pigro che per percorrere cinquanta passi impiega un giorno intero. I primi uomini che lo videro, lo chiamarono ironicamente "il cagnetto frettoloso". Ha quattro piedi sottili e storti. Il collo è dritto come il pestello d'un mortaio, la faccia è tonda come quella di una civetta e incorniciata di pelo. Il suo divertimento è quello di appendersi agli alberi. La sua voce è molto diversa da quella di tutte le altre bestie; canta sempre soltanto di notte e con toni l'uno più profondo dell'altro. Si può ben dire di esso che ha portato alla scoperta della scala musicale. Lo ritengo animale notturno, perché canta soltanto di notte. Talvolta c'è chi se lo porta a casa; allora cammina con la sua naturale lentezza e non si affretta neppure se minacciato. Se trova un albero, sale immediatamente sulla cima e vi rimane dieci o dodici giorni senza che si sappia che cosa mangi». Oggi si distinguono cinque specie diverse di tardigradi, ascritti a due generi: l'uno porta ai piedi anteriori e a quelli posteriori tre lunghi unghioni falciformi ed ha coda visibile; l'altro ha soltanto ai piedi anteriori due unghioni falciformi; la coda è invisibile. Alcune differenze esistono pure nella dentatura dei due generi. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. UANO (Choloepus didactylus)E' un animale di circa 60 centimetri di lunghezza e di mole che oltrepassa di poco quella del gatto. E' di color bruno-bigio, alquanto più scuro sulla faccia interna delle estremità e più chiaro sul dorso a causa delle punte dei peli che sono d'un bianco-gialliccio sudicio. I peli sul dorso sono incrociati insieme, brevissimi verso la faccia. Il muso è nudo e solo sparso di pochi peli. Questo genere ha sette vertebre cervicali.BRADIPO TRIDATTILO O AI (Bradypus tridactylus)La lunghezza di un maschio adulto è di 50 centimetri, di cui 4 centimetri sono della coda. Gli unghioni anteriori hanno 6 centimetri di lunghezza e quelli posteriori sono lunghi 5 centimetri. Il pelame è sottile, breve, fitto, con setole lunghe, asciutte, dure. Da ogni lato del dorso parte dalla spalla e giunge fino alla coda una fascia longitudinale di colore bruniccio. Il rimanente del pelame è tinto di rossiccio pallido, di cinerino, e sul ventre di bigio-argentino. Tagliando i lunghi peli del dorso, si scorge il vero disegno dell'animale e si osserva una striscia longitudinale scura, o bigio-bruna, che scorre all'indietro lungo la schiena, e dai lati un'altra striscia analoga, ma bianca. Una larga fascia bianca parte dal disopra degli occhi e va sino alle tempie. Gli unghioni sono gialli o giallo-brunicci. Generalmente si osservano sulla schiena del Bradipo chiazze giallo-bigie. I peli sono logori in alcuni punti per lo sfregamento contro i rami degli alberi e così pure per l'uso che hanno le madri di portare i figli sul dorso. L'Uano abita principalmente la Guiana ed il Surinam; l'Ai, invece, abita le coste orientali del Brasile fino a Rio de Janeiro; altre specie vivono nel Brasile o nel Perù orientale ed una specie anche nel nord-ovest di questa regione. Ancora più brutti e ripugnanti dei bradipi sono i Megateri. Questi sdentati avevano proporzioni colossali e soprattutto un'ossatura massiccia, di un tale peso che impediva loro la vita arboricola. Nell'anno 1789, il governatore di Buenos Aires trovò a tre ore dalla città le ossa pietrificate di un animale simile, per la mole, all'elefante, poiché doveva avere 4 metri di lunghezza e 2 metri e 40 centimetri di altezza. Si trovò tutto lo scheletro del gigantesco bradipo. Fu portato alla luce, e fu battezzato Megatherium Cuvieri. Il collo era composto di sette vertebre. Ai piedi anteriori si trovavano 4 dita con grosse unghie, mentre due sole dita erano ai piedi posteriori. Dalla conformazione della scapola si vedeva chiaramente che gli arti posteriori non potevano essere adoperati né per camminare, né per arrampicarsi per l'eccessiva grossezza del corpo. Si sono trovati in seguito altri animali più o meno somiglianti al Megaterio. Il Megalonyx aveva i piedi anteriori più lunghi di quelli posteriori. La coda era molto lunga e robusta. Il Mylodon presenta qualche differenza dal precedente: la coda robustissima, formata di numerose vertebre, faceva comprendere che l'animale la puntava al suolo e vi si appoggiava, mentre, probabilmente, con le zampe anteriori si abbrancava ai rami per mangiare le foglie tenere. Questi animali sono riuniti in una famiglia che segna il passaggio tra i tardigradi ed i dasipodi.DASIPODII Dasipodi (Dasypodes) rappresentano una famiglia la cui mole è andata via via rimpicciolendosi. I Dasipodi giganti raggiungevano la grossezza del rinoceronte, mentre ora possono misurare tutt'al più 1 metro e 40 centimetri con la coda e 30 centimetri di altezza. Tutti i Dasipodi sono tozzi, con muso aguzzo, grandi orecchie, coda lunga e robusta e piedi muniti di unghioni particolarmente adatti allo scavare. Si dicono cingolati per la forma della corazza che è divisa in mezzo al dorso da vari cingoli sovrapposti ed ha squame disposte longitudinalmente. Il cingolo mediano è formato da tavole rettangolari, mentre la corazza delle spalle e della regione sacrale è formata da file trasversali di piastre quadrate o esagonali. Anche sulla fronte si osservano piastre pentagonali o esagonali alle quali sono frammiste piastre irregolari. La parte inferiore del corpo, in questi animali, è priva di corazza e presenta peli ruvidi. La struttura interna presenta molte particolarità: le costole sono molto larghe tanto che in alcuni punti si toccano. Il loro numero va da dieci a dodici. Le vertebre del collo sono saldate insieme più o meno strettamente, esclusi l'atlante e l'epistrofeo. Si contano da 1 a 6 vertebre lombari, da otto a 12 quelle dell'osso sacro, da 16 a 31 quelle della coda. A causa della grande varietà nella dentatura si sono formate molte sottofamiglie: alcune sono assai ben provviste di denti tanto che il nome sdentati non si adatta ai suoi membri, a meno che non si tenga conto del fatto che il mezzo delle mandibole è sempre senza denti. Il numero dei denti non è mai inferiore agli otto per fila e può salire fino a 26 nell'una e a 24 nell'altra così che si ha una dentatura formata da 96 o 100 denti.Quindi, il numero non manca, ma la qualità è tale che non si può considerarli denti. Hanno la forma di cilindri compressi ai lati, non hanno vere radici, sono rivestiti di un sottile strato di smalto ed hanno mole assai diversa. Sono assai deboli; infatti l'animale può addentare, ma non riesce né a masticare né a mordere con forza. La lingua assomiglia a quella del formichiere, ma è più corta; è triangolare, provveduta di piccole papille fungiformi e filiformi. Grosse ghiandole salivari la inumidiscono continuamente. Lo stomaco è semplice e l'intestino misura otto o dieci volte la lunghezza del corpo. Le arterie formano qua e là reti mirabili. In genere i Dasipodi sono forniti di due mammelle, raramente di quattro. Abitano tutti nell'America meridionale. Vivono nelle pianure aperte, nei campi, lungo i margini delle foreste, quasi sempre isolati ad eccezione del periodo dell'accoppiamento. Sono animali notturni ed evitano, perciò, la luce del sole; a tal fine si scavano delle gallerie non tanto estese. Alcune specie vivono in modo del tutto sotterraneo. Alcuni di essi scavano le proprie tane ai piedi dei monticelli formati dalle formiche e dalle termiti, perché questi insetti formano il loro più gradito nutrimento. Solo eccezionalmente possono nutrirsi di vermi ed altri insetti; se sono veramente affamati, si attaccano anche alle radici o alle parti più tenere delle piante. Quando scende la sera, questi paurosi animali escono dal loro profondo buco sotterraneo e vanno in giro a passi lenti. Essi non sanno arrampicarsi o nuotare; si trovano bene solamente sulla terra, pronti a sprofondarvi se inseguiti. Ve ne sono alcuni, appartenenti ad una certa specie, che si difendono aggomitolandosi su sé stessi come il nostro riccio; ma non appena possono, cercano di scavare un buco sotto terra per nascondersi. I Dasipodi sono animali pacifici, innocui, privi di intelligenza. L'olfatto è il senso che hanno meglio sviluppato, ma è di gran lunga inferiore a quello degli altri scavatori. La loro voce consiste in un suono brontolante, senza sonorità né espressione e si fa sentire soltanto nelle grandi occasioni. Questa specie va lentamente scomparendo, perché i suoi nemici sono numerosi e assai debole è il suo modo di difendersi. La famiglia si divide in tre generi. Gli Armadilli sono animali che hanno tutti la medesima forma. Il tronco è compresso, le gambe basse, la coda di forma cilindrica, dura e corazzata; la corazza è saldata al corpo. Nel mezzo si trovano sei o più cingoli mobili. I piedi hanno cinque dita e le unghie di quelli anteriori sono compresse; quelle esterne sono alquanto ricurve all'infuori. In alcuni generi il numero delle fasce è vario e la dentatura presenta qualche variazione. Tutti gli Armadilli o Cingolati si rassomigliano moltissimo. Per l'esatta descrizione di questi animali si può fare riferimento a quanto hanno scritto l'Azara e il Rengger. Il nome di Armadillo è di origine spagnola e significa proprio corazzato. L'Armadillo muta spesso dimora. Questa consiste in una tana, che si scava da sé, lunga da un metro e venti centimetri a un metro e ottanta centimetri. L'apertura della tana è di forma circolare e può avere un diametro che varia da 22 a 60 centimetri a seconda della mole del proprietario. All'estremità interna si allarga in una camera nella quale l'animale può voltarsi comodamente. La galleria scende dapprima obliquamente con un angolo di 40 o 45 gradi, poi si volge quasi orizzontalmente, piegando ora da una parte ora dall'altra. Gli Armadilli trascorrono nella tana tutto il tempo che non dedicano alla ricerca del cibo. Nei deserti, se il cielo è nuvoloso e il sole è nascosto, girano anche di giorno; nei luoghi abitati escono solamente alla sera e se ne vanno in giro per tutta la notte. Si è detto che loro cibo preferito sono le formiche e le termiti; essi mangiano volentieri anche qualunque coleottero, i bruchi, le locuste e i porcellini di terra. Azara pensava che gli uccelletti, le lucertole, i rospi e i serpenti sono spesso aggrediti e divorati dagli Armadilli. Tuttavia è accertato che questi mangiano anche vegetali. Naturalmente, quando l'Armadillo occupa una tana scavata sotto un nido di termiti, non esce per parecchie notti alla caccia, perché trova più comodo non muoversi e prendere le formiche che cadono giù, allungando semplicemente la lingua. Quando comincia a mancare di vettovaglie, riprende le sue scorrerie all'aperto, durante la notte. L'accoppiamento avviene appunto in tali escursioni notturne. E' facile comprendere che, data la lentezza dell'Armadillo, le sue gite sono limitate ad una zona ristretta. L'incedere degli Armadilli è così pigro e tardo che un uomo li può raggiungere benissimo. Essi non sono capaci di spiccar salti né di voltarsi rapidamente, data la pesantezza del loro corpo. Se vogliono sfuggire alla cattura, debbono, perciò, ricorrere ad alcuni stratagemmi: infatti, un armadillo inseguito è capace di scavarsi una buca in tre soli minuti di tempo, raspando con le unghie delle zampe anteriori. Appena esso riesce a scavare un'apertura della lunghezza del proprio corpo, vi si insinua e l'uomo più robusto deve faticare per estrarlo da questo ripostiglio. Nell'inverno e nella primavera la femmina dà alla luce tre o più piccoli, fino a nove, malgrado lo scarso numero dei suoi capezzoli. Essa nasconde i suoi nati nella tana per tutto il tempo dell'allattamento che è assai breve. Presto si vedono i piccoli girare per i campi. Appena divenuti adulti, vanno intorno ognuno per i fatti propri. La caccia all'Armadillo si dà al chiaro di luna. Se l'animale si accorge in tempo della presenza dei cani, fugge subito verso la tana, oppure, come abbiamo già detto è capace di scavarsene una nuova in pochi minuti. Se, però, viene raggiunto dai cani, questi, non potendolo azzannare, lo tengono fermo per il muso o per le zampe fino all'arrivo del cacciatore ed esso non si ribella, sebbene con i suoi forti unghioni potrebbe procurare gravi ferite ai suoi assalitori. Quando l'animale fa in tempo ad insinuarsi nella tana, il cacciatore allarga l'apertura per quel tanto che basta per afferrarne la coda e poi, percuotendolo con un coltello e producendogli dolorose ferite, lo costringe a lasciare la presa delle pareti. Gli Armadilli sono assai malvisti dagli americani del sud, perché arrecano numerosi danni: le buche da essi scavate costituiscono un pericolo per i cavalli e i buoi che vi inciampano e spesso si spezzano le zampe; talvolta un cavaliere viene sbalzato via dall'arcione con pericolo della sua vita, se il cavallo ha messo una zampa in una buca che l'Armadillo ha aperto nel terreno. Altri nemici di questo animale sono: il lupo del Brasile e la volpe dell'America meridionale. E' raro che l'Armadillo venga allevato dall'uomo: è troppo monotono e triste e combina molti guai con il suo incessante scavare. Se viene lasciato in libertà in un cortile, subito pensa a scavarsi una buca dalla quale esce soltanto di notte. Non si rileva in esso alcun segno d'intelligenza. Pare non distingua neppure l'uomo dalle altre creature con cui vive; però si lascia toccare e portare intorno, mentre sfugge cani e gatti. L'organo di senso maggiormente sviluppato in questo animale e l'olfatto; l'udito è più debole e gli occhi riescono a distinguere gli oggetti vicinissimi soltanto nel crepuscolo. In istato di schiavitù, esso si nutre di vermi, d'insetti, di larve e di carne cotta che deve essere sminuzzata perché possa mangiarla, prendendola con la lunga lingua protrattile. Nel giardino zoologico di Colonia una femmina partorì due volte due piccini. Il dottor Bodinus ha fornito, in proposito, interessanti particolari: «Sebbene io abbia sempre sotto gli occhi questi prigionieri, non sono ancora venuto in chiaro del loro modo di riproduzione. Posso dir solo che l'ardore del maschio nel momento dell'accoppiamento è veramente sfrenato. Esso sorprende la sua femmina in ogni suo atteggiamento e le corre a lungo attorno. La nascita dei figli mi sorprese, perché i sessi sono difficili a distinguersi e non avevo osservato nessun mutamento nella circonferenza della femmina. I suoi piccoli furono trovati mezzi morti di freddo nella paglia della gabbia. La femmina si affaticava a sotterrarveli. Spingeva i figli nel modo più sgarbato, li raspava e batteva con le unghie di modo che i poverini erano tutti sgocciolanti di sangue». L'utilità offerta dall'Armadillo è notevole. Gli indiani ne mangiano la carne, gli europei soltanto quella di due specie. Rengger assicura che la carne di Armadillo arrostita è assai gustosa. Alimentati abbondantemente, essi accumulano un denso strato di grasso. Armadillo dalle sei fasce (Euphractus sexcintus) Un Pichi, specie di piccolo armadillo Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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